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È un fascino molto particolare quello di Jan Thiel. Eppure è fascino, a modo suo. La magia di un uomo che ha aperto nuove strade nel campo dei motori, ha vinto una quantità impressionante di titoli mondiali, ha fatto volare le moto di molte Case e molti piloti privati, è stato corteggiato da piloti e team manager senza cambiare di un millimetro. Ha fatto la storia - quella motociclistica - e non sembra essersene accorto. Non ha cambiato modo di fare, non ha cambiato quell'abbigliamento un po' troppo "casual" per cui un paio di volte la DORNA - l'organizzazione della MotoGP - gli ha chiesto di accomodarsi fuori dai box: sandali e maglietta, forse la prima che aveva trovato nel cassetto. Jan è così e basta, non gli è mai interessato apparire diverso da quello che è. Sui banchi ha studiato poco, nella vita non ha smesso mai: ha lasciato la scuola poco dopo la terza media ma ha continuato ad accrescere il suo sapere con una determinazione pazzesca leggendo libri, guardando fotografie sui giornali, esaminando ai raggi X chiunque potesse dargli qualche spunto da sviluppare e soprattutto ragionando e sperimentando tantissimo.